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  • Il Brest di Satriano è da studiare: per la prima volta in Europa con due ds e un mercato da 3,5 milioni

    Il Brest di Satriano è da studiare: per la prima volta in Europa con due ds e un mercato da 3,5 milioni

    • Federico Targetti
    Nella stagione delle sorprese, con le storie sensazionali in misura diversa ma notevole di Bayer Leverkusen, Stoccarda, Aston Villa e Girona, non manca all'appello nemmeno il campionato italiano, che può mettere sul tavolo il percorso del Bologna. Eh sì, perché anche la Francia sta esprimendo un paio di situazioni degne di essere raccontate. Non tanto il Nizza dell'italiano Francesco Farioli, che sta andando bene ma ha già un certo blasone. No, ancor meglio sta facendo il Brest, modestissima formazione bretone che dopo la vittoria per 4-5 in rimonta sul campo del Rennes ha certificato la prima qualificazione alle coppe europee della propria storia: è terzo a due punti dal Monaco secondo, può sognare addirittura la Champions League. 

    RENDIMENTO COSTANTE - Per il Brest, fondato nel 1950, nessun trofeo in bacheca e momento di massimo splendore negli anni '80, trascorsi quasi sempre in prima divisione, è forse il momento più felice di sempre: 56 punti in classifica, difesa tra le migliori del campionato, attacco all'altezza con tantissimi giocatori a segno. Una sorta di cooperativa del gol le cui punte centrali contano 10 reti in due alle porte di maggio. "Il nostro risultato è inaspettato, ma non inspiegabile", dice il tecnico Eric Roy. Ecco, Roy è un elemento davvero difficile da trovare in altri contesti. 

    ALLENATORE PER FAVORE - Roy ha 56 anni e nella sua intera vita ha allenato solo due squadre: il Nizza, club della sua vita e della sua città, e il Brest. Dopo una dignitosa carriera da centrocampista tra Nizza, Tolone, Lione, Marsiglia, Sunderland, Troyes e Rayo Vallecano, con il rimpianto di non essere riuscito a vestire la maglia della Nazionale, diventa direttore marketing e, nel giro di qualche anno, direttore sportivo del suo Nizza. Nel 2010, però, la squadra è in grande difficoltà e affida a lui anche la panchina. Doppio ruolo, allenatore e ds. Roy riesce a salvare i rossoneri, ma nel novembre della stagione successiva le difficoltà si ripresentano e viene esonerato a novembre. L'OGC assume Claude Puel con "ampi poteri", così Roy se ne va in Argentina, in cerca di pace. Il problema? Formalmente, è ancora direttore sportivo, e il Nizza lo licenzia in tronco. La questione va in tribunale, Eric viene risarcito con qualche centinaio di migliaio di euro ma deve ripartire altrove. Lo fa a Lens, poi al Watford, sempre da ds e con anche periodi da apprezzato commentatore per la tv francese. Trascorrono 11 anni, poi arriva la chiamata del Brest che si trova nella stessa situazione del Nizza. Roy accetta, ma stavolta solo da allenatore. Salvezza raggiunta e conferma per la stagione successiva, poteva essere un fastidioso dejà vu, ma le cose stanno andando a gonfie vele. 

    UN DS CHE CAPISCE IL DS - Alla base del lavoro di Roy in una squadra come il Brest, fallito nel 1991 per bancarotta e quindi da quel momento sempre attentissimo ai conti, c'è la sua esperienza da direttore sportivo e quindi la facilità nelle comunicazioni con il vero ds Grégory Lorenzi. "Grazie alla sua esperienza, ha una visione globale che gli permette di assimilare meglio le cose. Lavoriamo nella stessa direzione anche se a volte possiamo avere visioni diverse", dice Lorenzi, che con Roy in estate ha speso appena 3,5 milioni di euro per gli acquisti del centrocampista Camara e del terzino sinistro Locko. Il bilancio va a gonfie vele grazie alla cessione dell'attaccante Honorat al Borussia Monchengladbach per 8 milioni. “Avendo fatto il lavoro di Grégory ho una migliore comprensione di tutti gli aspetti del suo lavoro e questo comporta minori conflitti e tensioni latenti”. Funziona tutto in sede di campagna trasferimenti, ma in campo? 

    CALCIO INGLESE, ALLA VECCHIA - Il Brest gioca all'antica: non come intendiamo noi all'antica, cioè catenaccio e contropiede, ma all'antica all'inglese, dato che Roy ha lavorato in una società di Premier abituata a lottare per non retrocedere come il Watford: palla lunga e poco possesso, molti duelli per gli attaccanti centrali che ripuliscono dozzine di palloni a partita e segnano poco. E poi via libera alla fantasia delle ali, elemento, questo, ereditato da Jean Tigana (quello del quadrato magico con Platini, Fernandez e Giresse negli anni Ottanta), ex allenatore di Roy al Lione. La difesa davanti al portiere olandese Bizot è guidata dall'obiettivo del Milan Brassier - ve lo ricorderete, lo abbiamo trattato molto sulle nostre pagine a gennaio - e da Chardonnet, Locko alterna cross e coperture a sinistra e Lala a destra. In mediana un incursore adattato a perno centrale come Lees-Melou, Mahdi Camara e Kamory Doumbia danno dinamismo e anche reti (4, 6, 6), in avanti è tornato Satriano dopo l'anonima annata all'Empoli (4 reti), sempre in prestito dall'Inter e titolare in alternanza con Mounie (6). Sulle fasce i giocatori che accendono la lampadina: Pereira Lage (3) e Le Douaron (4) a sinistra e la stella Del Castillo (8) a destra, un talento difficile ma che in Bretagna ha tutto lo spazio per esprimersi e determinare. 

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