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  • Juventus, il trionfo più immeritato

    Juventus, il trionfo più immeritato

    • Giancarlo Padovan
    La peggiore Juve della stagione conquista la finale di Coppa Italia nel modo più immeritato possibile. Per i sadici - e molti tifosi lo sono a prescindere dai colori del tifo - sarà anche bello vincere così, ma se c’era una squadra che meritava di mettere le mani sulla coppa, questa era il Milan, che Brocchi ha saputo rivitalizzare nella serata più importante.

    Perde il Milan e per il terzo anno consecutivo è fuori dall’Europa, ma l’esito è un calice amarissimo che non meritava di bere. Evidentemente i forti sono anche molto fortunati. L’ha vinta Morata, al secondo supplementare, quando per disperazione più che per convincimento, Allegri è passato al 4-4-2: Mandzukic e Dybala di punta e un centrocampo ridisegnato con Cuadrado a destra, Morata a sinistra, Pogba e Lemina in mezzo (fuori l’inutile Hernanes).

    Ma il Milan, questo Milan giovanissimo in difesa (Calabria, Zapata, Romagnoli, De Sciglio) e con Kucka gigante di centrocampo (buona anche la prova di Montolivo), ha fatto quasi sempre la partita, avuto le occasioni migliori e proposto un calcio convincente e collettivo. Era l’ultima occasione della stagione per farlo e, certo, è stato troppo tardi. Ma il merito doveva essere rossonero. Il Milan si è preso per intero il primo tempo e buona parte del secondo. Subito con un avvio aggressivo, poi con una manovra continua che ha soffocato la Juve. Anziché farsi pressare, i rossoneri hanno provveduto a farlo, molto alti, nei confronti degli avversari.

    E la Juve, pur senza franare, ha consegnato al confronto l’immagine di una squadra perennemente in difficoltà, mai pericolosa, sopraffatta anche nelle giocate minori. Il problema principale è stata l’incapacità del centrocampo - dove hanno agito Hernanes, Pogba (irritantissimo) e Lemina -  di contrastare e ripartire. Kucka ha vinto nettamente il confronto con Pogba. Lemina ed Hernanes hanno giocato poche palle pulite. 

    Il Milan ha sfondato più a destra che a sinistra da dove, peraltro, sono venute le giocate più pregevoli, quelle di Bonaventura, vincitore di ogni duello con Rugani, piuttosto incerto, e con  Lichtsteiner, falloso e impreciso. Va da sè che al nulla juventino, il Milan abbia contrapposto almeno un paio di situazioni pericolose alle quali è mancata la zampata finale. A volte per un pizzico di fortuna, altre perché il pallone è capitato sui piedi sbagliati (Poli). 

    Considerazione numero 1. Il MIlan, dopo tante figuracce, ha azzeccato l’approccio e la preparazione giusti, mettendo in campo maggiore ordine e determinazione rispetto alla Juve.
    Considerazione numero 2. Allegri ha sbagliato ad affidarsi ad Hernanes e Lemina contemporaneamente. Solo uno dei due può fare, anche se con evidenti limiti, il centrale di centrocampo. In caso di utilizzazione di entrambi, uno è fuori ruolo. Tuttavia, non potendo intervenire nella zona centrale, Allegri ha cambiato i due esterni di difesa (Evra e Lichtsteiner) con Alex Sandro e Cuadrado. Questo è avvenuto nella seconda parte della ripresa, dopo che la Juve aveva concesso al Milan miglior palleggio e organizzazione. Rimarchevoli le iniziative di Calabria a destra e De Sciglio a sinistra che hanno accompagnato la manovra con puntualità ed efficacia. Complessivamente, in un secondo tempo noioso e privo di occasioni, meglio ancora il Milan, sempre primo sulla palla, più preciso, combattivo e a suo modo coraggioso.

    Ma per trovare il gol si dovevano aspettare i supplementari e l’ingresso di Morata, uno che merita di giocare sempre (e l’anno prossimo lo vedremo in Inghilterra), mentre questa volta sarebbe stato più utile rinunciare ad uno tra Dybala e Mandzukic, entrambi gravemente insufficienti.

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