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  • Roma, l'ex Manfredini a CM: 'Scudetto? Garcia ce la può fare'

    Roma, l'ex Manfredini a CM: 'Scudetto? Garcia ce la può fare'

    • Valerio Nasetti
    Alla Roma manca un centravanti. In estate era attesa l'esplosione di Mattia Destro, ma il centravanti marchigiano ha risposto con appena due gol, bronci e polemiche. Da par suo, Totti a 39 anni inizia a faticare ad avere "ragione" lì davanti. Allora Calciomercato.com per ricordare la grande tradizione dei centravanti giallorossi ha intervistato Pedro Manfredini, storico numero 9 argentino che ha disputato la propria carriera a cavallo tra gli anni '50 e gli anni '60. Con la Roma realizzò 77 gol tra il 1959 e il 1965, storiche le sue marcature multiple, in particolare le triplette che gli valsero il soprannome di "ManTREdini". Ora Pedro ha 79 anni, vive ad Ostia, la figlia gestisce un famoso stabilimento balnare del litorale romano. Ci racconta qualche aneddoto.

    Come è nato Manfredini giocatore?
    "Per strada con gli amichetti. A Maipu, un quartiere di Mendoza.  Avevo il gol nel sangue, ne avrò fatti più di 300 quando ero ragazzino. Poi intorno al campo c'era sempre tanta gente, veramente uno spettacolo. Ogni partita era un evento, un brivido. Mi ricordo una gara finita 11-0, segnai io tutti gli undici gol, la gente e gli avversari mi volevano menare. Successe una cosa simile anche con la Roma: giocavamo contro una squadra turca (l'Altay Ismir ndr). Vincemmo 10-1 all'Olimpico, segnai quattro gol. Realizzare così tanti gol in un un contesto europeo era ed è ancora complicatissimo. Ma ricordo che i turchi mi volevano picchiare a fine partita, mi salvai per un pelo, mamma mia".

    Il passaggio dall'Argentina alla Roma?
    "Vi svelo un segreto, un episodio che penso di non aver mai raccontato. Nel 1955 mentre facevo il militare erano venuti al centro sportivo del Racing Club a cercarmi  gli osservatori del Torino. Ma era un periodo difficile nel mio paese, era stato rovesciato il governo di Juan Domingo Pèron e avrei potuto essere congedato. Ma ero giovane, decisi di non lasciare la mia famiglia in un contesto così difficile. Tuttavia non ebbi però la sensazione di aver perso un'occasione, infatti quattro anni dopo venne la Roma. In un momento inaspettato...".

    Raccontaci.
    "La notizia che ero diventato un giocatore della Roma mi è arrivata un paio d'ore dopo esserrmi sposato. Un casino, avevamo comprato appena i mobili. Però fui contentissimo e mi ambientai subito, il calore della gente era straordinario. Segnai alla prima partita a Firenze. Se la Roma ce la può fare quest'anno? Vincere nella capitale è più difficile rispetto ad altre parti. Noi avevamo una grande squadra nei primi anni '60: oltre a me c'era Menichelli, Losi, Angelillo, Lojacono, Selmosson. Una squadra dalla caratura internazionale, vincemmo una Coppa delle Fiere nel 1961, l'unico torneo europeo vinto dalla Roma a cui auguro di ripetersi quest'anno. Ma in serie A non andammo mai oltre al quinto posto. Le cose qui cambiarono con Liedholm con giocatori come Falcao, Cerezo  dalla classe e dalla personalità superiori. La Roma quest'anno ce la può fare ma ha un avversario molto tosto come la Juventus".

    Sei ancora un grande appassionato di calcio. Cosa provi quando vedi un giocatore segnare un gol?
    "Che se il gol era mio sarebbe stato meglio...".

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