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Sampdoria, Schick: 'In futuro avrò più spazio, l'incontro con Nedved...'
In pratica, Schick segna ogni volta che entra in campo; in futuro lo spazio per lui aumenterà notevolmente, nel frattempo il giovane ceco si gode la sua esperienza italiana: "Pensavo che sarebbe stato difficile e che avrei dovuto combattere per un posto in squadra. Se guardo indietro, a quello che ho fatto in questo autunno, mi rendo conto di avere buoni numeri" ha detto al portale isport.blesk.cz. "Ho anche fatto sei gol. Nonostante il poco minutaggio ho segnato abbastanza, e ne sono felice. Con questi numeri, forse, avrei potuto ottenere più spazio. Dopo tutto, ho giocato in campionato dall'inizio solo una volta. Ma d'altra parte ho rispetto per i compagni di squadra, molti dei quali hanno molta più esperienza di me, soprattutto i miei concorrenti: Quagliarella e Muriel. Per me è importante sfruttare le possibilità. In futuro si può migliorare, anche perchè forse ho convinto il nostro allenatore a darmi più fiducia."
"Ora c'è una breve pausa, probabilmente cercherò di godermi un pò di relax. Dopodichè tornerò in Italia. Giovedi (ieri, ndr) avremo il primo allenamento ed il 7 gennaio giocheremo a Napoli. Spero di poter scendere in campo dal primo minuto, ma non sarò sorpreso se non sarà così. E' solo una questione di tempo e poi giocherò di più. Devo ancora lavorare su me stesso, fare vedere le mie qualità. Dipende principalmente da me".
"Quale è stato il momento migliore? Ho segnato qualche gol. E poi sono stato davvero felice dopo la prima rete in Serie A contro la Juventus. Partire da titolare in quello stadio e contro quella squadra - continua Schick - era un mio sogno. Dopo la partita ho incontrato Pavel Nedved: mi ha chiesto le impressioni dal match, ha elogiato me ed il club. E' stata una cosa stupenda".
Le differenze tra la Serie A e il campionato ceco sono evidenti: "In Italia ho notato che tutto è più veloce, si gioca su uno o due tocchi, l'allenatore ci costringe a dare via la palla in fretta. Questa è probabilmente la più grande differenza. In Repubblica Ceca invece tenevo di più la palla, con i difensori c'erano più spazi... anche qui potrei farlo, nessuno me lo impedisce, ma la volontà è quella di giocare veloce con pochi tocchi. Direi che ho imparato a giocare molto più velocemente. Quando si passa ad un livello più alto poi certi difetti diventano più evidenti. Ne ho anche io, come tutti. Sicuramente devo migliorare il lavoro con il pallone ad una velocità superiore. Nonostante tutto, però, non ho nessun problema con lo stile del calcio italiano".
Ambientarsi non è stato semplicissimo: "Non voglio mentire, è stato un grande cambiamento andare in Italia, ho dovuto lasciare tutto. Alla Sampdoria ci sono regole da rispettare, in spogliatoio bisogna arrivare un'ora prima dell'allenamento. Mi ricordo la prima volta che mi sono allenato: abbiamo fatto passaggi semplici, niente di complicato. Ma quando ho visto la velocità, ho subito pensato che sarebbe stato divertente. Dopo questi mesi di ambientamento, ora è tutto a posto. Mi sono sempre concentrato su tutti gli esercizi in allenamento, non volevo sbagliare neppure un unico tocco. Cerchiamo di stare tutti molto attenti".
Che lavoro richiede Giampaolo agli attaccanti? Schick evidenzia le caratteristiche del lavoro del mister, e il suo primo impatto con il tecnico: "Lui sottolinea il lavoro da fare con i centrocampisti, ci insegna molto nelle sessioni di lavoro pratiche. Vuole anche molto pressing. Vuole aiutare i giocatori della Sampdoria ad essere in grado di sviluppare ulteriormente i loro punti di forza. Ed è gentile con me. All'inizio, nei primi due mesi, abbiamo fatto conoscenza. Il mister non comunica individualmente a tutti le proprie scelte, basta fare ciò che ci dice in allenamento. Tutto qui. In Italia, capisci che l'allenatore gode di rispetto appena lo guardi negli occhi. E' il capo. Lui è il capo, e si comporta come tale. All'inizio ho pensato che fosse strano. Ero un nuovo giocatore e l'allenatore non mi parlava. Ho chiesto agli altri se avevano avuto la stessa esperienza, e sono stato rassicurato. In Italia è così. Dopo sei mesi, mi sembra abbastanza normale dunque se l'allenatore non mi parla".
Trovare tanti giocatori giovani di varie nazionalità è stata una fortuna per Schick: "La diversità dello spogliatoio è stato un vantaggio, perchè posso parlare inglese. Inoltre, in estate c'erano molti nuovi ragazzi che erano nella mia stessa situazione. Durante la preparazione ho fatto amicizia con gli slovacchi: David Ivan, che poi è andato in prestito al Bari, e dopo quattordici giorni è arrivato Milan Škriniar, e siamo diventati amici. Ci incoraggiamo a vicenda, sono felice del nostro rapporto".
Nel frattempo, migliora anche il suo rapporto con l'italiano: "Lo capisco bene, conosco tutti i termini del calcio, non ho alcun problema con questo. Parlare è parlare, per adesso conosco solo le cose fondamentali. A volte è difficile e mi provoca ancora problemi, l'italiano è veloce, bisogna cercare di concentrarsi su ogni parola. Per migliorarmi guardo interviste ed articoli di giornale, in particolare quelli che scrivono su di me".
Schick si è abituato anche al diverso modo che hanno gli italiani di approcciare la vita e il calcio: "Gli italiani sono diversi. Ora mi sono abituato al loro comportamento, ma non è stato difficile. E mi sono abituato anche ai loro stili di vita. Il club mi ha aiutato, mi permette di concentrarmi solo sul calcio".
Il paragone più ingombrante forse è quello con un altro ceco passato da Genova, sponda rossoblù: "La gente a volte mi paragona a Skuhravý, perchp siamo entrambi cresciuti nello Sparta. Tomas ha lasciato a Genova un ricordo incredibile, tutti qui sanno chi è Skuhravý".