
Atalanta, che succede al Papu Gomez? Il rifiuto-lite con Gasperini è l'ultima goccia. Ora ha due scelte per il futuro
PRESA DI POSIZIONE- Da che mondo è mondo, se un giocatore alle dipendenze del suo mister disobbedisce platealmente a un ordine, difficilmente un allenatore gradisce e la fa passare sotto silenzio, men che meno Gasperini. Il numero 10 argentino, firmata la sua condanna, negli spogliatoi sembra non essersi protratto in scuse. Che qualcosa sia andato storto tra docce e borracce trapela dalle parole del suo primo fan, che a fine gara salva gli insalvabili colombiani, ma “del Papu Gomez non mi è piaciuta la prestazione”. Prestazione o posizione? Quella presa e mantenuta dall’argentino, in campo e nel tunnel, imboccato alle 21.47 da un Gasperini fumante di rabbia nonostante i 3° e l’umidità. Da quanto raccolto, la situazione dietro le quinte pare essere andata oltre, e il folletto nerazzurro non è poi rientrato dagli spogliatoi, abbandonando la nave.
MORTO UN PAPU …- “Ieri ho raggiunto 250 partite con questa maglia, lasciando la vita sempre per i miei compagni e la città che rappresento”, ha scritto il re dei social su Instagram. E che vita, quella ripudiata a inizio settembre dal fantasista, da nababbo: in quel caso seguì un cortese ‘grazie’ al 'no' per l’assegno a tanti zeri-si parlò di 8 milioni di euro netti all’anno oltre a casa e auto di lusso-proposto dagli emiri dell’Al Nassr. Amore spassionato per Bergamo e la sua Dea o paura di infilarsi in contesti e stili di vita ben lontani da quelli famigliari? In una diretta instagram svelò: “Nel calcio le cose cambiano da un giorno all’altro: magari domani litighi con presidente o allenatore o escono fuori altri motivi e devi andare via”. E a quell’allenatore che a Liverpool festeggiava le 200 panche, Papu rilancia oggi con le 250 maglie, e a quel mister che guardava di sbieco i suoi viaggi oltre oceano per giocare un minuto solo con la Nazionale, Papu rilancia con tatuaggi e promesse di amore eterno alla sua Argentina. I tifosi tremano, ottava in classifica e a 6 giorni dal dentro/fuori Champions, sanno che l’Atalanta, in questo momento non può permettersi di subire fratture. Specie tra i due pilastri del tempio atalantino: nessuno vuole schierarsi, ma tra i lavoratori bergamaschi il pensiero è chiaro e unanime, “chi gioca, come e quanto, è sempre una scelta di chi è pagato per farla, tutti i capi pretendono, perciò testa china e pedalare, ma non l’aveva mica detto lui alla vigilia del Midtjylland?”.