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  • Retroscena Juve: Ronaldo e Chiellini non sopportavano Sarri. Il fumo, le parolacce e una battuta infelice...

    Retroscena Juve: Ronaldo e Chiellini non sopportavano Sarri. Il fumo, le parolacce e una battuta infelice...

    Una incompatibilità insanabile. Più umana e psicologica che tecnica. E' questo che emerge in queste ore riguardo al rapporto fra Maurizio Sarri e la Juventus, in particolare in riferimento al feeling mai nato con la squadra e con i suoi giocatori più importanti. Fra gli elementi che non hanno mai digerito Sarri, ci sono soprattutto Cristiano Ronaldo e Giorgio Chiellini, il giocatore più forte e il capitano. Le difficoltà nel rapporto con Ronaldo, ad esempio, non sono una novità, si legge sulla Gazzetta dello Sport. Sarri non è mai stato un allenatore amato da CR7 e il fenomeno col 7 ha detto no all’idea tattica principale di Sarri: lo spostamento in posizione di centravanti. Non solo, Ronaldo non amava il lavoro di Sarri sulla tattica e lo ha fatto capire apertamente, con parole e comportamenti. A Chiellini, invece, non è mai andato giù lo stile di Sarri. 

    UNA BATTUTA INFELICE - Come scrive Nerozzi sul Corriere della Sera, è stato un "fallimento lessicale e spirituale, per affinità elettive, tra Sarri e i giocatori, fin dal principio". E per principio si intende il 21 luglio del 2019, quando dopo il suo primo tempo alla guida della Juve, sotto 1-0 con il Tottenham, Sarri se ne esce con questa battuta: "Ma come ho fatto a perdere due scudetti contro di voi?". Una battuta riuscita non benissimo, come poi succederà altre volte durante la stagione, che lascia subito il segno. 

    I SILENZI DI BUFFON - E poi? A Douglas Costa dava fastidio quel fumare vicino allo spogliatoio, ad altri che troppo spesso scappasse qualche parolaccia, si legge ancora sul Corsera. A favore di Sarri? Inizialmente Pjanic, l'uomo che avrebbe dovuto giocare 150 palloni a partita. E Dybala. Punto. Buffon? Per Sarri s’era speso, specialmente all’inizio dell’avventura. Poi però, confidò l’allenatore a un amico, il portiere parlava e sbraitava negli spogliatoi solo le volte in cui giocava, altrimenti taceva.

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