Ci sono critiche che tornano ciclicamente nello strano mondo blucerchiato. Ogni anno la pietra dello scandalo nei momenti difficili ha sempre un nome e un cognome preciso: Angelo Palombo. Ex capitano e una vita spesa per la Sampdoria, grande carisma e spalle larghe, e forse per questo motivo eletto a parafulmine nei momenti più difficili. Contro l’Atalanta partita pessima e brutto gesto ai distinti che lo hanno beccato dal primo all’ultimo secondo. Lui si scusa per lo zittimento ma il gesto viene amplificato mentre le doverose scuse passano sotto traccia come gesto dovuto.

Possibile che sia sempre colpa di Palombo? No, questa volta proprio no. A Verona il numero 17 non c’era, era in panchina a guardare una Samp spenta, senza carattere, e se possibile più brutta di quella del primo tempo di Marassi contro l’Atalanta. Il parafulmine non c’era, a sbagliare sono stati altri: Gastaldello in primis, se Palombo non ha più le capacità per giocare in serie A, molti detrattori lo accusano di questo,  il capitano sta dimostrando di vivere un momento di appannamento tale da essere spedito in panchina, proprio come il 17. Da Costa non è un portiere da serie A, sbaglia tanto, non compie mai una parata importante e se faceva il secondo di Curci nell’anno della retrocessione qualche motivo ci sarà. Simpatico e amato dai tifosi, ma è l’ora di cercare un’alternativa perché su almeno la metà dei gol subiti dai blucerchiati c’è il suo zampino.

La Samp rischia la serie B, la classifica è leggermente migliorata ma la crisi c’è e si vede. L’organico è di basso livello, le mosse sul mercato sono rimaste utopie perchè non si può pensare che Bjarnason valga Poli, che Barillà posso essere equiparato a Estigarribia e che Da Costa dopo una manciata di presenze in serie A diventi tutto d’un tratto un portiere titolare. Dopo tutto questo siamo sicuri che la colpa sia come sempre di Angelo Palombo?