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  • Sampmania: anche la sabbia sembra commestibile

    Sampmania: anche la sabbia sembra commestibile

    • Lorenzo Montaldo
    Un punto preso o due punti buttati? In tutta onestà, chissenefrega. Non riesco neppure ad analizzare in quest’ottica Verona-Sampdoria perché il nervoso supera ogni possibile raziocinio. Purtroppo, adesso ci troviamo nella situazione che volevamo disperatamente evitare, ossia non essere più padroni del proprio destino, quantomeno non in toto, ma costretti a guardare ai risultati delle ‘altre’. La scalata alla salvezza sembra la tela di Penelope: fai un passettino, cuci un angolino e si disfa dall’altra parte. Pare di essere in uno di quegli incubi post cena di Natale: sei in fondo ad una scala, sali il primo gradino, e i pioli dall'altra parte aumentano a dismisura. E’ logorante, credo ne converremo tutti. A mandarmi in bestia è la consapevolezza: sarebbe bastata con ogni probabilità una vittoria negli ultimi tre, abbordabili impegni per chiudere tutti questi pensieri nell’armadio, e buttarne via la chiave sino ad agosto.

    La Samp di oggi è una squadra brutta, senza idee, che dà l’impressione di fare una fatica boia a costruire la più insignificante delle occasioni. Ciò aumenta il rammarico per il pareggio di Verona: ti eri trovato avanti nell’unica maniera possibile, approfittando di un rigore (peraltro parato), e concedi il gol all’ex di giornata con un’interpretazione della linea da brividi. Di solito, le squadre hanno un problema alla volta: fase difensiva, o fase offensiva. Noi invece oggi li abbiamo tutti e due contemporaneamente. Giusto per non farci mancare nulla.

    Giampaolo questa volta ha disposto i calciatori nei loro ruoli più congeniali: ha cambiato alcune cose, senza snaturare completamente l’impianto di gioco, ma non mi pare che i miglioramenti garantiti dai vari allenatori del web si siano rivelati così apprezzabili. Candreva di fatto nelle ultime tre uscite si stava già comportando a tutti gli effetti da esterno, ieri ha ricevuto pure l’investitura del modulo, ma non è che il rendimento sia tornato per magia quello delle prime giornate. Neanche nel 4-3-3, o 4-5-1 che dir si voglia, ha dato l’impressione di sentirsi più a suo agio rispetto al canonico 4-3-1-2. A questo punto, può essere che il problema, più che di sfumature numeriche o bizantinismi sulla posizione in campo, sia del giocatore? Discorso simile anche per il terzetto di centrocampo, o per Sabiri a sinistra. Pure i cambi hanno contribuito, certo. Yoshida e Murru, appena entrati, hanno subito confezionato un disastro. Inutile negarlo. Però Ferrari e Augello avevano entrambi chiesto la sostituzione. Se le alternative in panchina sono di tale livello, c’è poco da fare.

    Qualche piccolo passettino in avanti lo possiamo sottolineare: Audero ha confezionato tre uscite splendide e decisive, Bereszynski ha finalmente disputato una partita all’altezza dei vecchi standard, Colley e Augello dimostrano affidabilità e Rincon, unico acquisto invernale azzeccato, possiede cattiveria e determinazioni sufficienti per tutti quanti lì in mezzo. Non poterci contare al derby sarà un bruttissimo colpo. Un po’ pochino ma in tempi di vacche magre - anzi, diciamo pure denutrite - anche la sabbia sembra commestibile. Siamo disperatamente assetati di buone notizie, me ne rendo conto, e come fossimo dei naufraghi su una zattera alla deriva nella tempesta, ci attacchiamo ad ogni bagliore possibile, che sia reale o frutto della nostra immaginazione.

    Analizzando Verona-Samp, però, saltano agli occhi alcuni dati incontrovertibili. Ad esempio, ritengo estremamente significativa la percentuale sugli errori in costruzione. La Sampdoria ha effettuato 341 passaggi contro i 483 dei padroni di casa, oltretutto con un tasso di errore notevole: quelli andati a buon fine sono solo il 68%, contro quasi l’80% della squadra di Tudor. Significa che la palla non esce quasi mai pulita, incartando la manovra sin sul nascere. Di sicuro parte della responsabilità può essere attribuita all’allenatore, ma non ritenete possa sussistere anche un’altra spiegazione, più semplice e persino banale, ossia che giocatori modesti e tecnicamente poco validi fatichino a trattare in un certo modo la sfera? Per di più, i blucerchiati hanno perso una marea di palloni, 11 in più dei gialloblù (153 a 142) e ne hanno recuperate 10 in meno (60 a 70). 

    Di solito non mi dedico ad analisi particolari sui rapporti all’interno dello spogliatoio, e non mi soffermo neppure su dettagli potenzialmente insignificanti. Però, ieri mi sono saltate all’occhio tre scene. La prima: Caputo segna il rigore, e lo raggiunge il solo Sabiri. La seconda, Rincon al momento dell’uscita dal campo particolarmente polemico. La terza, la litigata tra Quagliarella e Yoshida al termine della gara. Qualcosa non va, è evidente, e credo sia compito della società intervenire, in un modo o nell’altro. Adesso, ci ritroviamo in una situazione che ad inizio anno avremmo voluto evitare come la peste: costretti a seguire dal divano la domenica pomeriggio le sfide salvezza, e obbligati a giocarci quasi tutto nel derby. Per me, uno scenario del genere è il peggior incubo. Di cos’è che parlavamo prima? Ah, sì, bagliori di speranza a cui aggrapparci. Speriamo di poter considerare i microscopici passettini del Bentegodi come i primi, tremolanti tentativi per tornare a reggerci in piedi da soli. Sperare non costa niente, è gratis. Ma con questa Sampdoria, faccio una fatica…

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