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  • Atalanta, Gomez: 'Mi chiamano Papu ma ero Pjojo. Simeone mi voleva all'Atletico'
Atalanta, Gomez: 'Mi chiamano Papu ma ero Pjojo. Simeone mi voleva all'Atletico'

Atalanta, Gomez: 'Mi chiamano Papu ma ero Pjojo. Simeone mi voleva all'Atletico'

L'attaccante dell’Atalanta Alejandro Gomez ha parlato della sua carriera in un'intervista a Sky Sport: 
 
Da dove arriva il soprannome Papu?

Deriva da mia mamma. Lei mi chiamava così affettuosamente. All’inizio mi chiamavano “piojo” come Claudio Lopez, quello della Lazio. E’ un po’ brutto come soprannome, il pidocchio, quello della testa, per come ero piccolo. Poi piano piano hanno cominciato tutti a chiamarmi Papu.

Qual è la cosa del calcio italiano che non ti piace?

Purtroppo il calcio italiano è rimasto un po’ indietro  nelle infrastrutture, ci sono stadi  troppo vecchi e questo negli ultimi anni non ha attirato l’attenzione dei grandi giocatori. Per fortuna ci sono società come Juventus, Sassuolo, Atalanta che ha comprato adesso e farà lo stadio tra qualche anno, e ancora Frosinone, Udinese. Sicuramente c’è un problema di burocrazia, ma speriamo che in futuro il calcio italiano possa continuare a crescere e che allo stadio possano tornare sempre più famiglie e bambini.

Come vivi la presenza di CR7 in Italia?

Ogni volta che si gioca contro la Juventus, contro Cristiano Ronaldo ti vede tutto il mondo, allora è veramente un piacere, soprattutto per la gente, perché ha grande voglia di andare a vedere un campione come lui, magari come in altri tempi quando c’erano Maradona, Platini, o negli anni 2000 che c’erano tanti campioni. Per la Juventus vuol dire tanto portare un giocatore così forte nel momento migliore della sua carriera, portarlo in Italia, nel campionato italiano, ti fa capire come lavora la Juve, che anche per questo ogni anno vince in Italia e arriva lontano in Champions League.

Come ti saresti trovato nell’Atletico di Simeone?

Ho avuto sfortuna perché quell’anno l’Atletico ha vinto la Liga ed è arrivato in finale di Champions, quindi, quello è stato un rammarico nella mia carriera. Magari andavo là e non giocavo, non so, poteva succedere di tutto, ma il “cholo” mi voleva, ho mangiato con lui in Argentina, sono stato chiesto da lui per andare là, poi per problemi di soldi tra le società non si sono messi d’accordo e alla fine sono rimasto.

Cosa rappresenta per un argentino Messi?

Noi abbiamo un grosso problema. Abbiamo Maradona e Messi, quindi, ci sarà sempre il paragone tra loro ma non c’entra nulla, perché sono molto diversi. Sono 4 o 5 i migliori giocatori della storia del calcio: Di Stefano, Maradona, Messi, Pelè, Cruijff. L’Argentina ha avuto questo privilegio, quindi per un argentino, per la generazione dopo Maradona ovviamente Messi è tutto, per quelli che hanno vissuto il Mondiale del 1986 Maradona è un Dio, non si può toccare e va bene così. Speriamo che Messi e questa generazione nuova di giocatori giovani argentini possano portare una gioia al Paese e vincere questo Mondiale che manca da tanto tempo.

Sei arrivato all’età in cui un calciatore solitamente è nel pieno della maturazione. Pensi di aver raccolto quello che hai seminato o ti senti in debito?

Penso che ho fatto e sto facendo una bellissima carriera, ho sempre detto che mi piacerebbe giocare in una grande squadra, magari giocare la Champions League, ma sicuramente se non succede non ho rimpianti, perché ho fatto molto bene, abbiamo fatto la storia a Catania, abbiamo fatto la storia qui all’Atalanta, quindi anche se non riuscirò ad andare in una grande squadra in un futuro, sono molto contento così.

Come vorresti che fosse ricordato il Papu Gomez tra 100 anni?

Se non ho avuto la fortuna di giocare in una grande squadra, sono contento così perché penso di essere un calciatore del popolo. Ovunque vada, tutti i tifosi hanno una parola d’affetto per me, quindi dico che il Papu Gomez è un po’ un giocatore del popolo perché la gente mi dimostra tutto il suo affetto e va bene così.

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