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  • Inter, così il quarto posto è un'illusione: il primo responsabile è Spalletti

    Inter, così il quarto posto è un'illusione: il primo responsabile è Spalletti

    • Giancarlo Padovan
    Avrò sbagliato io - illuso per quasi tutto il girone di andata - a ritenere l’Inter da scudetto (anche se il mio primo favorito è sempre stato il Napoli), a maggior ragione sta sbagliando Luciano Spalletti che non vince da otto partite (un’eternità) e che, contro il Crotone di Walter Zenga, ha raccolto il quinto pareggio consecutivo (1-1).

    Illusorio anche il quarto posto perché è vero che la Roma (ora a meno quattro) non può raggiungere l’Inter in questo turno, ma è altrettanto vero che, se guardiamo all’organico e al gioco, i giallorossi hanno di più (parlo di calciatori) e sanno fare di meglio (mi riferisco alle prestazioni)
    .
    Per me l’appannamento degli uomini di Di Francesco è momentaneo, quello dell’Inter cronico. Tanto da evocare una vera e propria patologia.

    E comunque ciò che è chiaro a tutti (una tra Inter e Roma andrà in Europa League con ampio taglio dei contribuiti Uefa), sembra non essere chiaro ai nerazzurri diretti interessati: giocando così ci sarà solo l’Europa di scorta, la stagione sarà semi-fallimentare, il contagioso entusiasmo dell’estate diventerà rancore profondo.

    Contro il Crotone l’Inter non avrebbe meritato di vincere. Né in base alle occasioni, né in base al gioco. Anzi, quello, proprio non c’è più e Spalletti è il primo responsabile. Questa volta si è affidato al 4-3-3, ma la manovra è sempre lenta, il calcio masticato, gli errori troppi, la fluidità un miraggio. 

    In principio, almeno, c’era il risultato. Adesso una sfilza di pareggi al culmine di partite giocate solo dagli avversari. Giudicare l’Inter non è noioso, ma sconfortante. La sua prestazione è così scontata che neppure il gol - e quello di Eder sarebbe potuto essere decisivo - trasmette un’emozione, neppure il vantaggio provoca un miglioramento. Per esempio giocare con minore ansia, togliersi la paura di avventurarsi in qualche lancio, costruire la trama con raziocinio e metodo.

    Nell’ultimo pezzo sull’Inter ho definito Spalletti impotente. Non so se il termine sia adatto, ma il problema è che la squadra, adesso, è a sua immagine e somiglianza: scarico lui, scarica la truppa. Ci sono almeno quattro giocatori che in questo momento hanno poco da dare e nulla da proporre.

    In ordine di colpevolezza: Brozovic, Perisic, Borja Valero e Vecino. Discorso a parte merita Candreva: avere caratteristiche da uomo di fascia è una cosa, essere monocorde è un’altra. Temo che Candreva sia un buon giocatore, ma con grandi limiti di lucidità e di misura. Corre tanto, ma quasi sempre corre male.

    Anche la difesa comincia a ballare. Nulla di eclatante, ma quanto basta per subire un gol da Paloschi al 90’, contro la Spal, e un altro di Barberis del Crotone all’ora di gioco. Se a Ferrara Skriniar aveva mancato clamorosamente il rinvio di testa, questa volta è stata troppo vellutata la marcatura di Miranda su Trotta. Poi Borja, sventuratamente per lui e per l’Inter, ha fornito l’assist in area al giocatore di Zenga.

    Il pareggio è giusto, ma a calcio ha giocato il Crotone. E non solo perché, al contrario dell’Inter, ha segnato su azione. Ma perché si è presentato con un 4-3-3 di ampia occupazione, terzini alti, esterni da combattimento, un centrocampo abile nel costruire senza tirar via la palla.

    L’Inter ha avuto paura fin dall’inizio, quando i tre attaccanti del Crotone facevano pressing 
    ultra-offensivo sulla costruzione bassa dei difensori di Spalletti
    , sempre timidi, sempre impacciati. Sospesi tra quella che è di certo una volontà dell’allenatore e la necessità di lanciare lungo per attaccare le seconde palle.

    Tuttavia l’assenza di Icardi e la svagatezza dei centrocampisti ha sconsigliato questa seconda opzione. Ben lungi dall’essere risolutiva, avrebbe solo favorito i difensori del Crotone che, al contrario dell’avversario, non avevano paura neppure dell’uno contro uno.

    Date queste condizioni, è addirittura sorprendente che l’Inter sia riuscita a segnare un gol. Infatti le è capitato da calcio d’angolo (23’) e grazie una carambola del colpo di testa di Eder sul capo di Faraoni.
     
    Per i 26 minuti finali, più quattro di recupero, si è visto anche Rafinha.

    Come molti già sanno, il soggetto è dotato di tecnica sopraffina, abilissimo nello stretto, per nulla lontano dallo stile di gioco italiano. Avrebbe anche potuto segnare, a due minuti dalla fine, se il suo sinistro non fosse stato deviato da un prodigioso Cordaz. In caso di gol - tuttavia - Orsato avrebbe annullato per la posizione di fuorigico attivo di Eder.

    Il quale, gol a parte, ha pasticciato per il resto della partita. Vanificando anche un contropiede tre contro tre che avrebbe potuto fruttare all’Inter un altro vantaggio. E, chissà, forse rubacchiare persino la vittoria. Ma sarebbe stato troppo.   

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