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  • Jacobelli: la colpa di Prandelli? Essere un ct troppo per bene, come Bearzot

    Jacobelli: la colpa di Prandelli? Essere un ct troppo per bene, come Bearzot

    A cinque ore da Italia-Uruguay, sono andato a rileggermi molto di che cosa è stato scritto sui siti e sui giornali a proposito di Prandelli, nei sei giorni trascorsi dopo il successo sull'Inghilterra e prima del tonfo con la Costarica. Un profluvio di elogi, di conversioni a U, di applausi, di trionfali previsioni sul cammino mondiale, eccetera eccetera. D'altronde, il salto sul carro del vincitore come la recalcitranza a dare le dimissioni, è uno degli sport più praticati in questo meraviglioso Paese.

    Il passo successivo è stata la rilettura dei commenti e dei giudizi non tecnici, perché, in quest'ambito, unanime è stata la disamina sul disastro di una squadra squagliatasi come neve al sole. Tant'è vero che, lo stesso ct, con l'onestà che lo contraddistingue, ha fatto ampia autocritica e ha cambiato la formazione da mandare in campo contro l'Uruguay. Come diceva Flaiano, soltanto i cretini non cambiano mai idea.

    No, mi riferisco alle valutazioni sull'uomo e sul personaggio Prandelli, tacciato di essere troppo per bene, troppo educato, troppo equilibrato, addirittura troppo amico di Renzi, addirittura troppo sacrestano perché crede in Dio e, anche da ct, non ha mai perso l'occasione di mettere in pratica i valori che ispirano la sua vita, mettendo la Nazionale al servizio delle cause giuste e forte di un'esperienza dolorosissima, qual è stata la tragedia di Manuela, che ha segnato la sua vita e ha rafforzato la sua fede.

    Alcune di quelle considerazioni malevole  e meschine fanno venire il voltastomaco e confermano la saggezza tibetana sui moti dell'animo umano: quando viene sera, anche le ombre dei nani sembrano giganti. 

    Nessuno misconosce o sottace o minimizza gli errori di natura calcistica commessi dal ct Prandelli commessi in occasione della Costa Rica. E ci mancherebbe pure che Cesare non avesse il diritto di sbagliare: in quattro anni, ha ricostruito la Nazionale fatta a pezzi in Sudafrica, è diventato vicecampione d'Europa, ha vinto il bronzo alla Confederations Cup, si è qualificato ai mondiali con due turni d'anticipo e pure imbattuto. Ha sbagliato solo due gare ufficiali: la finale dell'Europeo 2012 e la partita con i centroamericani. Ma le ha sbagliate e le critiche tecniche sono state implacabili: rientra nel rischi del mestiere.

    Tutti noi veniamo giudicati per ciò che facciamo, qualunque sia la nostra attività. Ciò che è insopportabile è il pregiudizio e la frustrazione, la cattiveria e la malignità. Indipendentemente da come vada a finire il mondiale, Prandelli ha una colpa sola: essere un ct troppo per bene. Come Enzo Bearzot. E' in ottima compagnia.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com


     
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