
L'Ancelotti furioso non è credibile. E l'ombra di Gattuso è più minacciosa
TROPPO TARDI - E allora Ancelotti è stato costretto a fare a pugni con la sua coscienza, a violentare la sua natura di magistrale gestore di uomini, all'insegna della pazienza e della serenità. Era metà gennaio, quando il tecnico del Napoli dichiarava: “Non so usare la frusta, non so essere autoritario. Se usassi la frusta non sarei credibile. Sapete perché? Nessuno mi ha mai frustato. Se avessi avuto un allenatore o anche papà che mi frustava forse lo avrei fatto anche io. Non voglio esecutori di ordini, i giocatori non sono soldati”. Nel frattempo, è successo di tutto e l'improvviso cambio di rotta di Carletto rischia di arrivare quando ormai tutto, o buona parte, è compromesso. E' già lontanissimo il ricordo della squadra capace di spegnere le bocche di fuoco del Liverpool campione d'Europa nell'esordio stagionale in Champions League, al San Paolo a settembre. Quello che all'epoca era un collettivo che, pur avendo smarrito del tutto l'identità tattica di memoria sarriana, si sforzava di remare dalla stessa parte, oggi è una banda di individualità in preda alla burrasca.
L'OMBRA DI GATTUSO - Le variegate e delicate situazioni contrattuali di molti di loro hanno finito per frazionare un gruppo che si scopriva senza più leader col passare delle settimane, di un comandante che sapesse traghettarla il più lontano possibile dalle difficoltà. Poteva esserlo Ancelotti, ma non a modo suo, non con le solite buone maniere. Usare oggi il pugno di ferro può risultare tardivo e l'ombra del suo allievo Rino Gattuso all'orizzonte si fa sempre più minacciosa.