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  • Praet: 'Quando la Sampdoria ha preso Ramirez non ero contento, poi Giampaolo...

    Praet: 'Quando la Sampdoria ha preso Ramirez non ero contento, poi Giampaolo...

    • Lorenzo Montaldo
    Dennis Praet, talento in rampa di lancio di proprietà della Sampdoria, può essere definito sicuramente un calciatore 'atipico'. Praet è 'diverso' dagli altri calciatori per interessi, per vissuto e pure dal punto di vista tattico. Anche perchè è difficile trovare una mezz'ala con la qualità di un trequartista. Eppure l'ambiziosa idea di Giampaolo è quella di plasmare il gioiellino prelevato un anno fa dall'Anderlecht per regalargli un nuovo ruolo. Dennis Praet, insomma, l'etichetta di 'atipico' se l'è attaccata da solo: "In realtà è stata la conclusione, un po’ scherzosa, di un’intervista fatta in Belgio" ha spiegato il calciatore classe 1994 a Il Secolo XIX. "Partendo dalla scuola, ho sempre avuto bei voti e studiare mi piace. Mi ero anche iscritto all’Università di Lovanio, la mia città, volevo studiare le lingue, francese e spagnolo. Ma ero già titolare nell’Anderlecht, impossibile conciliare. Non vivo di calcio, ho molti altri interessi. Se non avessi fatto il calciatore penso che avrei fatto l’architetto. Magari lo farò nella mia prossima vita. Mi piace l’arte. Soprattutto quella moderna". Non solo arte, però, ma anche viaggi: "I miei ultimi sono stati Stati Uniti in camper e Sudafrica con amici e l’estate scorsa Aruba con la fidanzata. Ma fin da bambino sono stato abituato a viaggiare, di certi viaggi con i miei genitori non ho nemmeno ricordi talmente ero piccolo. Io ho bisogno di cambiare posto quasi ogni giorno. Non posso pensare di passare due settimane in un albergo bellissimo con la piscina, forse anche per questo sono un po’ atipico. La Liguria? Girata tutta. Le due Riviere. I miei genitori vengono sempre a vedermi quando gioco in casa e così dopo la partita possiamo partire. Posti belli? Sanremo, Finale, Camogli e Sestri Levante".

    Da subito Praet ha messo in mostra un carattere molto forte. E da bambino, quando si dilettava con il tennis, è diventata leggendaria la sua passione per le racchette rotte: "Non riesco ad accettare la sconfitta negli sport individuali. È un mio limite. Avevo 9/10 anni, ero anche bravino, ho vinto qualche torneo, ma se le cose si mettevano male, tendevo a spaccare le racchette. Mio padre si arrabbiava molto. Poi a un certo punto della mia vita sono stato chiamato a scegliere e ho scelto il calcio. Non ho mai più preso una racchetta da tennis in mano".

    In estate, finalmente, Giampaolo lo ha collocato nel suo ruolo naturale. Poco dopo però, con l'arrivo di Ramirez, lo spazio da trequartista si è ridotto notevolmente. E Praet è tornato a centrocampo: "Quest’estate ero trequartista. Faccio un bel gol con il Manchester e la Samp prende Ramirez" racconta ancora il giocatore. "Certo non sono stato contento. Però a quel punto o accettavo il cambiamento o me ne stavo in panchina, il “disastro”. Qualche giorno dopo ho fatto un’ottima chiacchierata con Giampaolo. Mi sento bene, sento la fiducia e ho anche più libertà in fase offensiva. Se ho perso fiducia? Mai. È vero che sono severo con me stesso,mi sembra sempre di avere giocato male. Mio padre mi ha inculcato questa ricerca di perfezione. Lui poi guarda le mie partite e mi manda subito i video con gli sbagli che avrei commesso...".

    Il sogno ovviamente è la Russia, e il Mondiale 2018. Un sogno che però passa da Genova: "Sicuramente ci penso al Mondiale, ci credo, devo crederci. Il ct Martinez non mi ha chiamato. L’anno scorso non avrei meritato la convocazione, quest’anno sono cresciuto. Bisogna però che venga a vedermi dal vivo almeno una volta... non l’ha mai fatto. Mi piace la Samp, è come una famiglia per me. Spero di dare il mio contributo per portarla su Marte...ho fiducia nella squadra anche dopo Udine.Abbiamo tante qualità".

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