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  • Romamania:| Operaio, non ti temo

    Romamania:| Operaio, non ti temo

    Osvaldo ricorda a tutti quanto il calcio sia lontano dalla realtà. Sempre meno un gioco, sempre più un videogioco. Protagonisti dei pupazzetti pieni di soldi, interminabili, perché hanno tre vite. Lui odia ascoltare il rumore dei fischi, perché non picchierebbe mai un operaio che fa male il suo lavoro. Ci mancherebbe, ma cosa c'entra? Il fischio non è un atto violento, anzi è la contestazione più civile che possa esistere allo stadio.

    A volte neanche si può considerare una protesta, ma al contrario uno stimolo a dare di più, a sbloccarsi. E' amore, non odio. Sarebbe stato diverso il discorso se Osvaldo avesse detto che i tifosi sbagliano quando esagerano con insulti e qualche volta minacce. Per ulteriori informazioni chiedere ai giocatori della Roma presenti a Trigoria in quel pomeriggio del 2000, dopo l'eliminazione contro l'Atalanta in Coppa Italia. Il limite caratteriale di Osvaldo, del resto, è causato dal vivere di continui privilegi.

    E' un ragazzo intelligente, ha altri interessi come la musica, la poesia, la scrittura, la lettura, ma allo stesso tempo è troppo lontano dai problemi dell'operaio fischiettante, e quindi dalla maggior parte delle persone. Osvaldo fa vita da professionista, ma nel rettangolo verde ritorna un bambino e gioca. Sarà per questo motivo che in maglia giallorossa ha segnato appena una doppietta in una stagione e mezza. Segna e si rilassa, si sistema la cipolla. Poi, se sente qualche fischio, si arrabbia. E picchia Lamela.

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