
Cardinale e Furlani non parlano ai tifosi: il Milan di RedBird guarda a nuovi investitori
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CARDINALE: "VOGLIAMO FARE LA FINE DELL'INTER?"
Gerry Cardinale e Giorgio Furlani hanno esposto, in maniera ancora più limpida e trasparente che in passato, quello che è il manifesto programmatico del nuovo Milan. Una società che prima il fondo Elliott e poi RedBird – parole dell'amministratore delegato e figura centrale con entrambe le proprietà statunitensi – hanno visto come un'opportunità a livello di investimento. Una società che guarda sì ai risultati sportivi ma necessariamente in tandem con la sostenibilità economica e con la possibilità di crescere ad un punto tale che, un domani, possa essere un affare cederlo al miglior offerente. Tutti messaggi e dichiarazioni di intenti che, oltre a scatenare le comprensibili reazioni degli appassionati, paiono ammiccare a qualcuno che col Milan non ha nulla a che vedere. A soggetti terzi, probabilmente proprio in ambito finanziario, che in un futuro nemmeno troppo lontano possano essere interessati ad entrare in gioco e a diventare parte del business.
FURLANI: "ABBIAMO VISTO NEL MILAN UN'OPPORTUNITA' DI GUADAGNO"
Nel mirino di Gerry Cardinale ci sono sempre potenziali partner – non è un mistero che per diverso tempo l'imprenditore italo-americano abbia guardato al Medio Oriente – che possano aiutarlo idealmente sia nella gestione quotidiana del Milan che per la realizzazione del nuovo stadio di proprietà. Che sia vicino a San Siro e in condivisione con l'Inter o a San Donato, da solo o sempre coi nerazzurri, lo dirà solo il tempo.
SCARONI: "ORA SAN DONATO E' IL PIANO B PER LO STADIO"
Per essere ancora più chiari: Cardinale e Furlani non avevano la necessità di mandare messaggi a quei destinatari, i tifosi, che hanno compreso benissimo – e per questo hanno intrapreso una contestazione che rischia di proseguire e in maniera ancora più aspra – che da qui ai prossimi tre anni e mezzo non cambierà una modalità di amministrare una società di calcio poco compatibile con le abitudini europee e specificamente italiane. Avevano invece il bisogno di promuovere e sponsorizzare una nuova via che ha portati indiscutibili traguardi sotto il profilo economico, ma che non sta avendo una resa altrettanto efficace sotto l'aspetto dei risultati sportivi. Che, fino a prova contraria, continuano ad essere il punto focale di una qualsiasi squadra di calcio. Se poi questa squadra si chiama Milan, allora le responsabilità aumentano ancora di più.
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