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  • Juve, sei stata poca cosa contro la corazzata Real. E se crolla la difesa...

    Juve, sei stata poca cosa contro la corazzata Real. E se crolla la difesa...

    • Giancarlo Padovan
    Niente Champions, niente Triplete. La Juve perde (4-1) la seconda finale in tre anni, la settima su nove per la gioia della mezza Italia che la considera solo un padrone domestico, incapace di essere se stessa fuori dai confini, battibile da outsider (chi non ricorda il Borussia Dortmund?) come dalle corazzate.

    Il Real lo è, ma la Juve è stata poca cosa. Ha giocato un tempo, nel quale ha fatto e tirato più dell’avversario, rimediando con Mandzukic al vantaggio di Cristiano Ronaldo. Fino all’intervallo è sembrato che volesse controllare il gioco (invece erano i primi sintomi dello spegnimento), poi non si è vista più e il Real ha dominato, non solo segnando a ripetizione (Casemiro e Ronaldo tra il 60’ e il 63’, Asensio a tempo scaduto), ma gestendo palla e tempi di giocata a proprio piacimento.

    Per me la Juve del secondo tempo era svuotata fisicamente e atleticamente. Allegri e i calciatori lo sapevano e hanno tentato di dare tutto nel primo tempo, ma più di un pareggio assai posticcio non è arrivato. La differenza è che Navas (6’) è riuscito ad andare a respingere il tiro da fuori area di Pjanic, mentre Buffon (60’) su quello di Casemiro no. E’ vero che c’è stata anche una deviazione di Khedira, ma serviva una reattività che il numero 1 bianconero non ha più. 

    Con lui è crollata anche la super difesa della Juve, a dimostrazione che il campionato italiano si vince non prendendo gol, ma l’Europa la si conquista facendoli. Purtroppo Dybala e Higuain (un tiro parato in due tempi da Navas) hanno fallito completamente l’appuntamento, mal supportati da Khedira e Pjanic, preoccupati più di lavorare in copertura che in fase di opposizione.

    Tra i difensori malissimo Chiellini e Bonucci che sul terzo gol - il secondo di Ronaldo che ha deciso la partita - si sono fatti bruciare dallo scatto del portoghese. Nella circostanza, tuttavia, vanno rilevati la capacità di Modric (suo il cross basso) e l’errore marchiano di Mandzukic che, in disimpegno, si è fatto anticipare da Carvajal.

    Costui era stato l’artefice anche del passaggio sul primo gol di Cristiano Ronaldo, al 19’, che ha sbloccato la partita (Buffon battuto anche per una leggera deviazione di Bonucci). Tutto ciò lascia intendere che non sia stata buona nemmeno la partita di Alex Sandro. E’ vero se ci riferiamo alla fase difensiva. Più positiva, almeno nel primo tempo, la sua corsa sulla sinistra e il pallone (non l’unico) che ha messo in mezzo, al 27’, a beneficio di Higuain. L’argentino ha controllato di petto, servendo Mandzukic che ha fatto lo stesso e poi ha girato verso la porta, sorprendendo Navas.

    A quel punto hanno sbagliato quelli che, come me, pensavano ad un nuovo inizio. La Juve lì è finita e c’è stato spazio solo per il Real.

    Zinedine Zidane vince la seconda Champions in due anni. L’impresa non era mai riuscita a nessuno, (e il “doblete” LIga e Champions mancava dal 1958). Sacchi, invece, fu l’unico a fare il bis quando si chiamava Coppa dei Campioni. L’allenatore del Madrid ha avuto la forza di lasciar fuori Bale e di confermare Isco. Non so se servisse o meno coraggio, so che la scelta è stata giusta perché Isco è stato il migliore assieme a Cristiano Ronaldo che a dicembre vincerà il suo quinto Pallone d’Oro. 

    Su quindici finali conquistate, il Real ne ha vinte dodici. Buffon ha detto che all’atto conclusivo gli episodi girano sempre contro la Juve. Non sono d’accordo: la Juve contro il Real è stata un degno avversario solo per un tempo, poi si è squagliata senza un tiro in porta nella ripresa (espulso Cuadrado, che aveva sostituito Barzagli, per un presunto fallo sul commediante Sergio Ramos) .

    Naturalmente Allegri ci riproverà (per la seconda volta in tre anni ha fatto meglio di Conte che nelle Coppe nazionali e internazionali è assai carente), ma la delusione è dura da elaborare. Non resta che il mercato e il lavoro. Solo così si può migliorare e sperare di ritornare un giorno sul trono d’Europa. L’anno prossimo saranno ventidue anni che la Coppa manca da Torino. Prima o poi, però, il tabù sarà spezzato.               

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