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    Milan, cosa serve per non sprecare l’impresa del Bernabeu

    Milan, cosa serve per non sprecare l’impresa del Bernabeu

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    Dal “qui e ora” che fa celebrare l’impresa del Bernabeu a “Milan Futuro”, è tutto un attimo. Il futuro è adesso, va oltre il marchio della seconda squadra e investe la prima con la grande curiosità di capire se la frase, realistica quanto coraggiosa di Fonseca, “è più difficile affrontare il Cagliari del Real” troverà riscontro sul campo. Per leggere il futuro rossonero ci vengono in soccorso due parole straniere. La prima è l’inglese consistency, in parte “un falso amico” come dicono i linguisti. Ovvero: è (un po’) diversa da ciò che sembra. Perché non si traduce solo con “solidità, consistenza” ma anche con “continuità, stabilità”: le caratteristiche che più sono mancate al Milan e che marcano la differenza tra squadre ambiziose e top. “Giocatori discontinui, squadra discontinua” ricorda spesso Arrigo Sacchi e qui sta la chiave: Leao, più di tutti, riuscirà a garantire la continuità che finora gli è clamorosamente mancata? Saprà essere piuma, come nella volata del 3-1 di Reijnders, ma anche ferro, come Samuel Eto’o nell’Inter del Triplete e Mario Mandzukic nella Juventus finalista di Champions 2017? Non è solo un tema di sacrificio o disponibilità ma anche, soprattutto, di esempio per i compagni: essere leader con l’esempio, come sanno i grandi manager, è importante più che esserlo a parole.

    I LEADER . Eccolo, l’altro termine straniero che definirà il futuro del Milan: liderança. A Fonseca piace e lo infila in ogni conferenza stampa. In Portogallo si usa tanto e il senso è un mix tra carisma e capacità di comandare. Il gioco, certo, ma anche i compagni e il gruppo. A questo Milan finora è mancato un leader eclatante alla Ibra, guerriero alla Tonali, silenzioso alla Kjaer, finanche elegante alla Giroud. E se un trascinatore c’è stato, oltre a Pulisic con le sue prodezze, lo si può individuare in Alvaro Morata: proprio lui, spesso accusato di essere stato tenero in passato, oggi responsabilizzato dalla fascia di capitano della Spagna e dal ruolo centrale al Milan. Un “capitano ombra” che ha, appunto, guidato i suoi con l’esempio. La sua assenza forzata a Cagliari chiamerà a uno sforzo supplementare di leadership anche Theo Hernandez, che ha sulla coscienza il ko col Napoli più di Maignan e degli attaccanti imprecisi. Il rinvio della partita di Bologna lo ha punito per un’espulsione indegna di un capitano del Milan, a fine partita a Firenze per proteste inutili.

    OBIETTIVI - Oggi il Milan è più vicino agli ottavi di Champions che a lottare per lo scudetto: nella migliore delle ipotesi, in caso di vittoria a Cagliari, andrà alla sosta a -6 dal primo posto, con una gara da recuperare tutt’altro che scontata. In Europa, invece, è l’unica italiana ad aver affrontato quattro squadre che stazionano tutte in zona ottavi o playoff. E invece le prossime tre avversarie (Slovan, Stella Rossa e Girona) al momento sarebbero eliminate. Con 15 punti i playoff sono certi e aggiungendone almeno uno contro la Dinamo Zagabria all’ultima giornata, gli ottavi sono realisticamente raggiungibili. Questa è la strada per un futuro intrigante, che risparmierebbe un altro viaggio e tensioni con le due partite di playoff a febbraio. Che arriverà dopo un gennaio tremendo tra Supercoppa Italiana in Arabia (semifinale il 3 gennaio contro la Juve, eventuale finale il 6), recupero annesso di Serie A e due turni del girone di Champions a fine mese. Il futuro a gennaio e febbraio, fatali a Fonseca nei suoi due anni alla Roma, si costruisce davvero adesso.

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