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  • Sampmania: una squadra bipolare

    Sampmania: una squadra bipolare

    • Lorenzo Montaldo
    Purtroppo, o forse per fortuna, quando la Sampdoria perde e le cose girano male, non sono felice. Non mi va di scrivere, di ‘menarlo’  a uno e all’altro, di accanirmi con squadra, giocatori e allenatore. Quindi, il Sampmania sarà piuttosto breve e cercherò di essere il più conciso possibile, senza troppi fronzoli. 

    A spaventarmi della Sampdoria, di questa Sampdoria, è la straordinaria bipolarità. Ma davvero è la stessa formazione che ha agguantato in extremis la Lazio, più forte di tutto, anche di direzioni arbitrali rivedibili? Davvero è la stessa compagine che ha fermato sullo 0-0 la Juventus di Vlahovic e Cuadrado? Come è possibile alternare simili prestazioni, a tonfi tipo Salerno e Verona? Oltretutto, nelle gare in cui vincere sarebbe stato fondamentale? Può dipendere da chi siede in panchina, certo, attualmente è il bersaglio più facile e pure il più gettonato, ma questa differenza di atteggiamento e mentalità non potrebbe essere (anche) attribuibile a dei giocatori che, evidentemente, rendono al meglio quando si sentono sfavoriti, o scendono in campo senza pressione? La miglior partita della Samp negli ultimi anni è stata probabilmente Samp - Fiorentina 4-1, con i doriani salvi e senza paure residue. Il trend è ripreso tale e quale pure nel 2022-2023. Nelle sfide in cui la truppa genovese iniziava senza il favore del pronostico, ha convinto. Quando è stata chiamata a fare risultato, invece, è scivolata miseramente. Potrà dipendere dal tecnico, ma ritengo ci sia un’ampia componente individuale. E non venitemi a dire che servono gli allenatori che ‘trasmettono grinta’, perché è una favola bella e buona. 

    Tirare al piattello con Giampaolo oggi sembra lo sport nazionale. A chiederne la testa, probabilmente, sono gli stessi che quattro giorni fa inneggiavano al suo 4-3-1-2. Se però si domanda chi potrebbe realisticamente sostituirlo e fare meglio, iniziano i balbettii. C’è chi invoca amatissimi ex (anche dal sottoscritto) reduci da un dodicesimo posto in Serie B, chi vagheggia ritorni ingombranti e fantascientifici e chi, invece, ipotizza approdi di profili giovani ed emergenti emigrati nel freddo est a due milioni netti più bonus l’anno. Tutte soluzioni evidentemente poco plausibili, per un motivo e per l’altro.

    Giampaolo ha pure un’altra attenuante, ossia quella di non aver ancora potuto contare sui rinforzi richiesti dal mercato. Villar è in evidente ritardo di condizione, idem Djuricic, basta vederli correre dieci minuti per accorgersene, Pussetto è arrivato in Liguria tre giorni fa e Winks non sta bene. Quindi, di fatto, ha dovuto affrontare un calendario agghiacciante con una rosa persino più debole e risicata della scorsa. Il pezzo, però, non vuole essere una difesa ad oltranza acritica e partigiana. E’ evidente che una prestazione come quella di ieri non sia accettabile, e il tecnico ha, come tutti, le sue responsabilità a livello motivazionale, organizzativo e di lettura del match. Oltretutto, non sono neppure d’accordo quando afferma che la Samp “Ha avuto un blackout di 5 minuti” e non è “Riuscita a reagire”. “Paghiamo a caro prezzo quei 5 minuti”, ha concluso il mister. Questa volta, non mi trova  sulla stessa lunghezza d’onda. Audero, se mai, ha evitato un passivo ben peggiore. 

    Certo, a livello episodico è come dice Giampaolo. Il tabellino recita Verona 2-Sampdoria 1, e i gol sono arrivati in cinque giri di orologio dopo il vantaggio doriano. Addirittura, il Doria ha avuto pure la possibilità di pareggiare, sì. Però, la realtà racconta se mai di  una discreta prima parte di match blucerchiata, e di una Caporetto dal vantaggio in poi. La Samp si è squagliata alla prima difficoltà, e ho contato almeno quattro super interventi di Audero nel secondo tempo. Altro che 5 minuti di blackout. L’aspetto più preoccupante, a mio modo di vedere, è la tremenda fase difesiva, in difficoltà per novanta minuti, con la retroguardia regolarmente scavalcata dalle verticalizzazioni di un Verona modesto e ampiamente abbordabile.

    Questa squadra bipolare va aiutata. In che modo? Non lo so. Non so se sia meglio far sentire ad una formazione fragile e tremolante la pressione che merita, o se viceversa la miglior strada sia il sostegno ad oltranza. Forse, considerando la differenza di rendimento e condizione che esiste tra le mura del Ferraris e lontano da Genova, la via dell’appoggio pare essere la migliore. Ma non ne sono così sicuro. La Sampdoria, e Giampaolo, devono risolvere i loro problemi da soli. L’ingresso in pianta stabile di alcune pedine può essere un aiuto ma non deve, e non può, diventare un alibi. Le responsabilità vanno prese, ora, e vanno prese da tutti. Soltanto così se ne può uscire.

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