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  • Sassuolomania: il gol di Leao è molto più di un record

    Sassuolomania: il gol di Leao è molto più di un record

    • Luca Bedogni
    L’inizio fulminante di Sassuolo-Milan resterà nella storia. No, non mi interessa parlare del record di Leao. Sei, sette, otto, dieci secondi cambia poco, non è questo il punto. È un dato irrilevante, che però stranamente fa sempre notizia. In fondo, diciamocela tutta, è una cazzata gigantesca. Il gusto del record lo lascio volentieri agli amanti degli orologi e dei cronometri. Parliamo di calcio dunque.

    Il gol di Leao passerà alla storia perché immortala e fotografa una differenza, quella che corre ora tra Milan e Sassuolo. Una differenza mentale innanzitutto. Vi dirò di più: il gol di Leao si imprimerà soprattutto nella testa dei giocatori neroverdi. Ed è giusto che sia così. In sostanza il Milan ha eseguito uno dei suoi 4/5 schemi su calcio d’avvio, se ne dimenticherà in fretta. Ma chi quel gol umiliante l’ha subito, perché di umiliazione –parliamoci chiaro- purtroppo si è trattato, difficilmente se lo scorderà. Infatti stavolta non si può dire: succede. No, sarebbe un male se ce la raccontassimo così. Perché come va apprezzata la scaltrezza mirata di Calhanoglu, quella prontezza e quella presenza agonistica che ha preceduto addirittura il fischio d’inizio (senz’altro il turco avrà guardato quello spazio tra Bourabia e Lopez prima di attaccarlo in conduzione), così all’opposto va stigmatizzata la straordinaria e inconcepibile sprovvedutezza con cui il settore di destra del Sassuolo si è lasciato infilare. Non si salvano nemmeno Berardi e Lopez in questa circostanza, ossia l’esterno e la mezzala, non Bourabia (il vertice basso)… anche se la loro mancanza è niente in confronto all’imbarazzo manifesto di Marlon e Toljan sul taglio di Leao. E tuttavia non si può certo credere che fossero deconcentrati questi due, stavano giocando contro la capolista!

    A che pensavano dunque? Perché sono stati colti così di sorpresa dai rossoneri? Di fatto parliamo di una discesa palla al piede, un taglio e un passaggio. Un solo passaggio. Mi concentro tanto su questo aspetto mentale perché poi il Sassuolo ha giocato col 67% di possesso, ha tirato di più (13 vs 10, il che non significa tirato meglio), ha avuto le stesse occasioni da gol del Milan (5 vs 5), ha fatto ben 155 passaggi nella ¾ avversaria mentre i rossoneri solo 56.

    Insomma, non si può regalare un gol “prima ancora che inizi la partita” (De Zerbi), specialmente se hai di fronte un Milan così forte e in fiducia.

    C’era la capolista di là. Ma non è che quel gol il Milan l’ha fatto perché è la capolista. La capolista ha dimostrato di esserlo dopo
    , limitando al minimo i pericoli di un avversario che per larghi tratti di partita non gli ha fatto superare la metà campo (emblematico l’ultimo quarto d’ora del primo tempo: 11’, 01 di possesso del Sassuolo contro i 2’,38 del Milan). Malgrado ciò, i rossoneri hanno meritato (specialmente nel primo tempo), mentre il Sassuolo si è buttato via.

    Com’è possibile dunque prendere un gol del genere?
    Esiste forse una forma di concentrazione staccata dalla percezione del pericolo e/o dalla previsione del pericolo? Sì, una concentrazione vuota. Che è poi soltanto un’altra maschera della paura.

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