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Raspadori su con l'Italia e giù col Napoli: ruolo, compagni e personalità, perché non esplode al Maradona
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NAPOLI - Cosa questa che non succede però con il Napoli. Conte ha sì fatto affidamento su di lui nelle prime tre uscite ufficiali in Serie A ma da prima punta, nell'attesa di Lukaku, a fargli fare a sportellate contro i difensori avversari. Le prestazioni non sono state da ricordare, è servito che uscisse lui all’ora di gioco per far entrare Big Rom per esempio contro il Parma per la rimonta. Il Raspadori visto in azzurro insomma è altra pasta.
TATTICA - Il motivo? Molto è da imputare al ruolo, come ha sottolineato lui stesso. Il 352 con cui Spalletti si è ripresentato alla ripresa al Parco dei Principi è l’abito perfetto per l’ex Sassuolo. Punta, di fianco a un 9 puro come Retegui, libero di spaziare in attacco ma senza dover rincorrere troppo gli avversari, pronto a giocare fronte – e non spalle - alla porta. Un modo di attaccare questo che al Napoli difficilmente potrà ritrovare per la presenza di Kvaratskhelia, di Neres, di Politano, di quelle ali che permettono di allargare il campo agli azzurri di Conte ma ne limitano l’impiego.
CAMBIARE - La duttilità che tanto lo rende apprezzato e utile agli allenatori rischia di essere per lui un boomerang. Sacrificato da 9, sprecato da 7, Raspadori ha dimostrato ancora come da seconda punta sia fondamentale per l’Italia. Uno step che deve fare anche nel club, ora o mai più. Chiuso da Kvara, sacrificato in sistemi offensivi che privilegiavano prima Osimhen e ora Lukaku, per non disperdere il suo talento, Jack deve iniziare a pensare prima a sé stesso che agli altri. In campo e fuori. Se dovesse vivere un’altra stagione da comprimario, il tarlo dell’addio a Napoli e al Napoli potrebbe insidiarsi in lui: cambiare aria e mettersi al centro, per la prima volta. In estate d’altronde la Juventus e l'Atalanta erano pronte a scommettere su di lui e potrebbero tornare alla carica.