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    Rebus Juventus: mancano i calciatori di qualità e pesano i goal sbagliati da Vlahovic, errori inammissibili

    Rebus Juventus: mancano i calciatori di qualità e pesano i goal sbagliati da Vlahovic, errori inammissibili

    • Massimo Callegari
      Massimo Callegari
    “Eh già, siamo ancora qua”. All’eterna diatriba calciatori-allenatori che rischia di confondere le idee e i giudizi. Sulla Juventus, soprattutto. È accaduto negli ultimi anni e sta accadendo anche in queste settimane, in cui la transizione ideologica da Allegri a Thiago Motta ha subìto un’inattesa frenata: proprio come l’entusiasmo per le auto elettriche si è progressivamente spento, lo stesso rischia di accadere alla nuova era bianconera. Il focus, però, non può essere solo sull’allenatore. Come non poteva esserlo negli anni scorsi (per chi scrive non lo è mai stato) e come ha confermato il mercato estivo. Una vera e propria epurazione: se il problema fosse stato solo Allegri, Giuntoli avrebbe lasciato andare Chiesa, Arthur, De Sciglio, Iling Jr, Soulé, Kean, Miretti, Kostic, Rugani, Nicolussi Caviglia e pure Rabiot..?! Ovviamente no.

    LE CATEGORIE - Con la stessa onestà intellettuale bisogna dunque chiedersi se i giocatori attualmente a disposizione di Thiago Motta siano all’altezza di una maglia così gloriosa, che porta onore ma anche tanta pressione. Per molti di loro, al momento, la risposta è sempre la stessa: no. O meglio, non così tanto all’altezza da reggere il ritmo di Inter e Napoli e nemmeno così completi da reggere al top l’alternanza campionato-Champions. Chi credeva che Motta avrebbe trasformato Locatelli in Redondo al momento è rimasto deluso; lo stesso per Gatti, che non è Beckenbauer nonostante il numero 4 e i grandi progressi degli ultimi anni, e pure per McKennie, che mantiene le sue qualità da assalitore dell’area avversaria ma pure i suoi limiti tecnici e tattici in non possesso.

    IL MERCATO - Insomma: il mercato non sta dando il boost che ci si aspettava, anche a causa di infortuni, alcuni imprevedibili (Koopmeiners) altri più temuti e preventivabili (Nico Gonzalez, cagionevole in tutta la sua esperienza fiorentina). E l’entusiasmo dei nuovi (Cabal, Kalulu) o dei giovani (Savona, Mbangula) sta fisiologicamente calando per assestarsi su una curva di rendimento media, da cui è lecito attendersi gli alti e bassi tipici proprio dei ragazzi appena approdati in Prima Squadra, per età o nuova militanza. Ecco, l’entusiasmo: ad Allegri veniva contestato di spegnerlo, ma non è stato forse questo l’effetto della scelta di Thiago di far sedere Yildiz anche contro il Parma, dopo la strepitosa doppietta di San Siro che tanto lo aveva caricato? Una scelta spiegabile (ma non giustificabile) solo con la necessità di equilibrio, che la coppia di esterni Weah-Conceiçao garantisce più di Weah-Yildiz.

    La soluzione del rebus sembra tanto chiara quanto lontana nel tempo. E risiede nella qualità dei calciatori. Di quelli che ci sono stati poco o niente e di Bremer, che andrà sostituito a gennaio e del quale si sente tremendamente la mancanza. Perché l’allenatore può considerare “tutti titolari” ma sa benissimo che “non sono tutti uguali”. Vale soprattutto per chi sta in prima linea: in campo, nelle aspettative e nella classifica degli ingaggi ma , almeno per ora, non di rendimento. Ecco, Dusan Vlahovic è il grande enigma di questa Juventus: lampi sontuosi (a Lipsia) ma poca continuità ed errori clamorosi davanti alla porta. L’utilizzo costante è un alibi che non regge: è rimasto a riposo in entrambe le soste internazionali e non si è nemmeno dovuto sobbarcare il finale in inferiorità numerica contro lo Stoccarda. Se la classifica oggi piange, è prima di tutto perché mancano i suoi gol a Empoli e contro Cagliari e Parma in casa: strafalcioni inammissibili per l’attaccante più pagato della Serie A.

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