
La Roma perde i pezzi, i Friedkin dove sono? Juric è già solo contro tutti
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ROMA CHOC, SI DIMETTE LINA SOUKOULOU
La risposta è semplice, visto che non è un mistero che nella giornata di venerdì Dan Friedkin e il figlio Ryan abbiano abbandonato la Capitale (dove erano giunti nella mattinata di lunedì per comunicare l'esonero di De Rossi) per fare ritorno degli Stati Uniti. Ma la domanda è retorica e sottende ad una questione ancora più grande che si pone con estrema attualità ora che anche la loro donna fiducia, l'amministratore delegato plenipotenziario che aveva scelto di affidare la direzione sportiva al francese ex Nizza Florent Ghisolfi, se n'è andata. Salutata peraltro - ma questa è un'impressione personale - con un comunicato un po' freddino e nel quale non si è fatta menzione in maniera chiara alle gravissime minacce di cui è stata oggetto. Almeno finché non verrà individuato il sostituto, alla Roma si viene a creare un clamoroso vuoto di potere, vista l'assenza di una figura di raccordo tra i vertici societari e l'area tecnica, che perde a sua volta la persona di riferimento alla quale rendere conto del suo operato.
I RETROSCENA DELL'ADDIO DI SOUKOULOU
Le prossime ore si preannunciano dunque molto delicate per Friedkin padre e figlio, chiamati a risolvere in prima persona un problema molto grande che si è venuto a creare in maniera non del tutto inaspettato – il clima di contestazione contro Soukoulou montava da tempo – e che nasce in qualche modo dalla loro decisione di vivere gli eventi da troppo lontano. Immaginare di seguire le vicende di una squadra di calcio, e nello specifico di una piazza tradizionalmente umorale come quella romana, dai propri uffici negli Usa – o al massimo da quelli di Londra – è un qualcosa che non può appartenere al calcio professionistico, tanto meno di alto livello. La luna di miele, creata dalla nomina di José Mourinho nell'estate 2021, la vittoria della Conference League e acquisti roboanti come quello di Dybala, per esempio, è finita da tempo: la fiducia dei tifosi giallorossi nell'operato dei Friedkin è ai minimi storici e soltanto un sostanziale passo indietro – magari affidandosi a nomi di spessore internazionale e con comprovata esperienza nel management sportivo – può invertire la rotta. Sempre che ci sia ancora tempo.