Un Milan cucito su misura per Reijnders: Morata alla Zirkzee e Abraham come Weghorst
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CHE BEI SEGNALI - Sono segnali importanti quelli mandati del centrocampista classe '98 nel corso delle due sfide contro Bosnia Erzegovina e Germania. Il gol segnato in entrambe le sfide è il biglietto da visita, ma il feeling di Reijnders con l'assetto tattico della nazionale va oltre il tabellino: inserimenti, continuo dialogo con il reparto offensivo e partecipazione in quasi tutte le azioni pericolose. L'impressione è che l'olandese, come perno centrale del 4-3-3 con libertà di svariare dalla mediana in fase di costruzione alla trequarti in fase d'attacco, riesca a produrre con insistenza giocate decisive, brillando come forse solo all'inizio della scorsa stagione gli si era visto fare.
IL FEELING CON ZIRKZEE - Se il ruolo di fulcro nel centrocampo a 3 riesce a mettere Reijnders maggiormente a proprio agio, il merito è da ricercare anche nella scelta degli altri interpreti e in particolare nell'utilizzo di un centravanti bravo ad abbassarsi, cucire i rapporti tra i due reparti e partecipare alla manovra. Ne è un limpido esempio l'impiego di Joshua Zirkzee come punta nel 4-3-3 dell'Olanda nel primo match, in cui il feeling con Reijnders non è di certo passato inosservato. E' proprio Zirkzee infatti a servire al milanista l'assist per il gol contro la Bosnia, sfiorando anche il bis quando completa un triangolo con Reijnders che, involato verso la porta, schianta il pallone di piatto sulla traversa. Nel gol contro la Germania, pur senza Zirkzee ma con Brobbey, la logica è simile: il centravanti si abbassa e si libera lo spazio per l'inserimento del centrocampista per vie centrali.
MORATA COME ZIRKZEE - Vedendo quel feeling nato con Zirkzee alla prima da titolare dell'ex Bologna in nazionale, i milanisti hanno subito rivolto il pensiero alla campagna acquisti estiva, quando Zirkzee era stato vicino a trasferirsi a Milano, salvo poi essere ceduto al Manchester United. Occasione sfuggita? Forse no. Perché il Milan un centravanti l'ha preso e guarda caso ne ha preso proprio uno che fa del dialogo con i compagni e della partecipazione al gioco corale una delle sue migliori qualità. Lo si è detto subito: Morata non è certamente un attaccante da 25 gol sicuri, ma è probabilmente la soluzione più giusta per far rendere al meglio i compagni di squadra che gravitano intorno a lui. Vedasi la relazione fruttuosa con Yamal, Nico Williams e Dani Olmo in nazionale, che ora proverà a riproporre a Milano, magari con Pulisic e Leao e - perché no - con Reijnders. Travestendosi da Zirkzee, Morata proverà a essere il compare migliore per Tijjani, più di quanto possa fare Tammy Abraham che invece potrà servire a Fonseca in altre occasioni, magari subentrando per dare fisicità e soluzioni su palla inattiva nel finale delle partite. Quel compito che nell'Olanda di Koeman spetta a Wout Weghorst, per intenderci.
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